A margine del presidio per l'abolizione di allevamenti e macelli organizzato da Oltre la Specie a Milano il 22 febbraio, abbiamo intervistato Alessandra Galbiati, dell'associazione organizzatrice, sull'iniziativa svoltasi.
Alcune foto dell'evento, che ha visto la partecipazione di oltre 80 persone, sono state pubblicate qui:
Un video dell'evento è invece reperibile qui:
Tre volte all'anno, attiviste e
attivisti di vari paesi si mobilitano per chiedere l'abolizione totale della
produzione di carne, e quindi la chiusura di allevamenti e macelli, nonchè
l'abolizione della caccia e della pesca. Si tratta di un movimento nato qualche
anno fa in Francia, sulla base dell'idea che, come per altre pratiche crudeli
nei confronti degli animali (vivisezione, pellicce, caccia), non sia giusto
limitarsi a chiedere la riduzione del consumo di animali, oppure chiedere alle
singole persone di non consumarli. Proprio come è avvenuto per la schiavitù umana,
dobbiamo dire apertamente che vogliamo l'abolizione di questa forma di
schiavitù. Del resto, stiamo parlando di un vero e proprio massacro: ogni anno
diversi miliardi di animali sono uccisi solo per l'alimentazione umana. E' un
fenomeno che la società non può ignorare: per questo chiediamo che se ne
discuta pubblicamente, tanto più che si tratta di un sistema perfettamente
legale e istituzionalizzato.
In un certo senso, è una delle
poche iniziative internazionali nell'ambito animalista, anche se si può dire
che, per es., la lotta per l'abolizione della vivisezione sia mondiale. Per
quanto riguarda la carne, è importante che abbia un carattere il più ampio
possibile: praticamente in tutte le culture e in tutti gli stati, gli animali
possono essere allevati, cacciati e pescati. In alcuni paesi si mangiano cani e
gatti, in altri si inorridisce di fronte a tali abitudini, ma magari si
macellano in tutta tranquillità membri di altre specie. Si tratta di differenze
culturali, ma la sostanza purtroppo è la stessa. Il movimento per l'abolizione
della carne ha visto maggiori adesioni in Europa, ma ci sono state iniziative
un po' ovunque: in America Latina, in Australia, in Sudafrica, in India, in Giappone...
Effettivamente, no. E neppure
gli altri derivati dallo sfruttamento animale: il latte, per produrre il quale
le mucche vengono rinchiuse, separate dai figli, spremute all'inverosimile e
poi mandate al macello; le uova, per cui una sorte analoga tocca alle galline,
mentre i pulcini maschi vengono spesso triturati vivi alla nascita. Numerosi
studi scientifici sottolineano che per vivere in salute non è necessario nulla
di tutto ciò; ma soprattutto, lo testimoniano ormai intere generazioni di
vegetariani e vegani, che come tutti gli altri vivono, si ammalano, guariscono,
e così via. Per questo, l'abitudine di mangiare carne ha come unici motivi
l'abitudine, le tradizioni culturali, e il gusto. Ma è chiaro che motivi del
genere non possono fondare una norma sociale: infatti parecchie tradizioni sono
state per fortuna abbandonate quando la coscienza collettiva ha compreso che
non erano giuste.
Per raggiungere i vostri scopi promuovete il vegetarismo o il veganismo?
Naturalmente, è ovvio che chi
comprende cosa accade agli animali negli allevamenti e nei macelli spesso
rifiuta di mangiarli. Non pensiamo però che quella di convincere uno a uno i
consumatori a cambiare il proprio stile di consumo sia una strategia vincente.
Sarebbe come se gli antischiavisti si fossero proposti di convincere le persone
una ad una a non acquistare canna da zucchero, tabacco o cotone. Il
boicottaggio può essere, ad alcune condizioni, un'arma in più, ma per prima
cosa è necessario quantomeno esprimere chiaramente una rivendicazione hiara:
non uccidere senza giustificato motivo non può essere affidato alla buona
coscienza del singolo, ma alla società intera, che deve prendere una posizione.
Beh, è piuttosto interessante.
Di primo acchito, molti si sentono accusati, perchè mangiano carne. Quindi
comprensibilmente cercano di giustificarsi: la carne è buona, è indispensabile,
il leone mangia la gazzella, e così via. Quando comprendono che noi non ce
l'abbiamo con i singoli consumatori, ma con un sistema di produzione
istituzionale, si apre il confronto di idee. Abbiamo fatto diverse intervisteai passanti, proprio su questo, e abbiamo scoperto, con stupore, che molte
persone che mangiano la carne sarebbero favorevoli all'abolizione di
allevamenti e macelli. Sembra assurdo, ma se ci pensiamo non lo è poi tanto.
Sembra, ma in realtà
proibizionismo significa proibire qualcosa a qualcuno perchè nuoce a lui
stesso, per esempio alla sua salute, come nel caso dell'alcool. Qui si tratta
di abolire delle pratiche che nuocciono non a chi mangia la carne, ma a degli
altri soggetti, coinvolti loro malgrado. Più che alla proibizione del vino o
della birra, mi sembra che assomigli all'abolizione della schiavitù! In fondo,
nessuno considera proibizionista o impositivo il fatto di aver vietato gli
omicidi, i sequestri di persona, e gli stupri, no? E anche in ambito
animalista, gli animalisti stessi trovano normalissimo battersi per
l'abolizione della pellicce, dei circhi con animali o della vivisezione.
Eppure, il 99 per cento degli animali uccisi sono uccisi per farne cibo!
Abbiamo deciso di fare un
presidio scenografico, in grado di attirare l'attenzione dei passanti senza
immagini truculente. Alcune persone rappresentano metaforicamente la
condizione degli animali da macello, mentre altre rappresentano gli animali
che si sono ribellati e sono riusciti a salvarsi dalla macellazione.
Distribuiamo materiali sulla condizione degli animali da allevamento, come
sempre.
Semplicemente, abbiamo preso sul
serio la domanda che molti fanno: “gli animali vogliono essere liberi”? E
abbiamo scoperto che in realtà tutti gli animali rinchiusi in un capannone, in
una fattoria o in un camion che li porta al mattatoio se possono cercano di
fuggire, diciamo pure di evadere. Ci siamo documentati, grazie anche al lavoro
di un collettivo, Resistenza Animale, che lavora proprio su questo tema, e
abbiamo scoperto che anche solo i casi di cui parlano i mass-media sono molto
frequenti: maiali che si gettano dai camion, pecore che scavalcano le
recinzioni, mucche che fuggono nascondendosi nei campi per giorni o per mesi, e
così via. Abbiamo voluto quindi raccontare alcune di queste storie a lieto
fine, anche se normalmente, purtroppo, questi tentativi di evasione non hanno
successo. Il nostro intento è quello di esprimere loro solidarietà, e al
contempo ricordare che miliardi di animali ogni anno non ce la fanno a
scappare, a ribellarsi. E quindi chiediamo alle persone una cosa abbastanza
semplice: se pensi che facciano bene a scappare, sostieni la causa
dell’abolizione della carne!
2 commenti:
La fine dell'umanità non sarebbe una tragedia,ma la fine di una tragedia (Peter Wessel Zapffe, Sul tragico). Maledetto dio (per chi ci crede) per avere creato l'uomo
ciao complimenti x il lavoro ke fate,ottimo blog,se vi va venite a farci visita www.mondoanimalechiavenna.blogspot.it
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